SPIRALI
Aveva un occhio finto
Aveva un occhio finto da cui guardare
terminali sinaptici e sensori pressotermici
per estendere i sensi e andare oltre.
Nanotubi neurali e onde interne sonore
unità euristiche di base in continuo apprendimento
computer biologici con filamenti mutati di DNA.
Era capace di elaborare sequenze aritmetiche infinite
ma a causa di un buco nero emozionale
della mancanza di ossigeno nelle proprie passioni
fu l’ultima vittima delle sue sinapsi impazzite.
Cromia
La prima luce è acromatica e calda
dominata dall’oscurità e gravida.
La seconda luce stimola al bianco
con fotoni cromofori
la corteccia visiva.
La terza luce è nera potente
polo attrattore degli eventi.
Il sogno
Una tecnologia occulta ma amichevole
ci attirava verso traguardi irraggiungibili
per pura necessità di consumo. Ma ora
principi di riconoscimento molecolare
mutazioni patogene di nanomacchine
replicanti, hanno consumato le risorse
e reso succube il creatore del suo sogno.
Post
Granelli di sabbia risalgono lungo le dita
fino alla placca di giunzione degli arti robotici.
Si siedono lì, a fermare il tempo
dopo averlo percorso a ritroso
nel vuoto di un’enorme clessidra.
Il flusso delle informazioni
continua a inondarmi la mente,
immobile in questo kipple desolato
non posso dare seguito al movimento.
Gli spiralogrammi giungono precisi
e affilati, posso solo ruotare gli occhi
tutte le percezioni sono niente, tra poco
le profezie, la scienza, i misteri svaniranno.
Non dovevo allontanarmi, ma la sete
mi ha spinto oltre, ora non c’è più tempo.
È il momento dell’ultima domanda,
della prima risposta,
l’ultimo granello di clessidra
che giunge al fondo di ogni vita.
Cellule di una pioggia cosmica
Particelle venute dallo spazio profondo
collidono in minuscoli germogli di vita
all’alba nascente di cellule scisse.
Siamo scintille pensanti
connesse ad una rete in mutua simbiosi,
gomitoli di informazioni
in avvoltolate stringhe,
che cercano lame d’acqua
per rinate vite di estinti uomini,
e non ci sono coincidenze.
L’informazione
L’informazione risiede sull’orlo olografico
di un orizzonte che limita lo sguardo.
E’ una pangea temporale dell’umano sentire,
quotidiana osmosi postumana
di un mondo che non volle rinascere,
una palingenesi interrotta di un’orbita spaziale
ribelle e decaduta, nel dimesso fiato
di un ignoto Dio dai molti nomi e raffinati culti.
Una bolla di luce
Una bolla di luce nata dalla mente
mi avvolge trasparente
alla minima entropia
come guscio sicuro nel mare siderale.
Sospeso tra i satelliti di Giove
osservo lo spazio tempo,
rispettoso del piccolo neutrino,
mutarsi in semplice energia.
Tra mondi nascosti
Cammino tra sfere di luce di mondi nascosti
senzienti avanguardie di connessioni future
sirene attraenti dal canto suadente
attrattori di parallele realtà e dimensioni ulteriori.
Compio viaggi extracorporei dentro un avatar
di carne sintetica, mi perdo tra suggestioni egizie
di portali sepolti, nel geometrico tronco
di piramidali cellule in armoniche serie ronzanti.
Torbidi pensieri connettivi risalgono le acque
di olografici strati molecolari. Mi fanno luce
su mistiche realtà in astrali convergenze di energia,
e naufraghi spettri miei parenti lanciano urla nel cosmo,
prima di dissolversi in dimensioni altre, parallele e atre.
Leggo l’ora sul display dei tuoi occhi cibernetici
e comprendo che è tardi per la mia sintetica mente,
quando coriandoli, in colorate geometrie del discreto,
tracciano ai miei piedi una funzione continua divulgata dal plasma.
Così, vittima di una mutazione genica, una stringa alfanumerica
va perduta nel mare neurale delle mie sinapsi artificiali,
e mi nega per sempre, l’accesso ai miei ricordi in lenta consunzione.
Inner black space
Una discarica di esoscheletri robotici
mi dà l’idea di un’occasione persa,
di un cimitero ateo e senza pietas.
Qui dove vedo l’universo gemere
la paralisi spegne i miei sopravvissuti sensi.
Annego la mia angoscia nel vento ionizzato
di particelle in solitaria fuga da una singolarità.
Carezzo la barriera corallina dei tuoi occhi umidi
tra link implumi di pacchetti quantici,
mi sporgo anche io nell’infinito cosmo.
Temuti spettri, morti pianeti in sferici triangoli irrisolti,
biunivoche corrispondenze e disgiunte somme,
fulmini globulari, emopoiesi particellare:
è l’agnizione dell’uomo che vive nell’uomo,
la futura agnizione del sé veggente
dentro un ciclo di isteresi in eterno divenire,
un fascio cangiante di neuroni che fluttua
negli aperti spazi di un evoluzionismo ignoto
e nelle anguste vie di un devoluzionismo noto.
Restano solo le grida lacere nello spazio muto
a svelarmi un nuovo inizio, in altri mondi con altre stelle.